mercoledì 7 dicembre 2016


Hellbound - "Stories"

Etichetta: SG Records -  Genere: Southern Metal

Gli Hellbound nascono a Imola nel 2006 e fin da subito mostrano un grande attaccamento ai Pantera, a tal punto che la setlist dei loro live sarà per molto tempo composta soltanto da cover della band di Phil Anselmo. Nel 2013 rilasciano quindi l'EP “Outlaws” e a Settembre di quest'anno “ Stories”, il primo full length.
Come dicevo l'influenza dei Pantera è forte, ma lo è forse ancor di più quella dei Down, per le loro strutture più “ragionate” rispetto ai Pantera e, soprattutto, per la vena southern che li contraddistingue. Gran parte dei brani che compongono il disco sono lenti e poggiano le fondamenta sul cantato di Alessandro “Tronko” Tronconi, impegnato sia in linee melodiche che ruvide sebbene si trovi più a suo agio in quest'ultime. La sezione ritmica risulta semplice, gli assoli pochi e maggiormente focalizzati sulla melodia piuttosto che sulla tecnica. Tra gli episodi migliori spiccano “A Prophecy”, per il solido riffing e la linea vocale del chorus che s'imprime nella mente; “Witchcraft”, per quel suo essere oscura e particolare; “Outlaw”, forse il brano più coinvolgente, grazie a un chorus intrigante; interessante anche “Portrait”, che ricorda addirittura gli Staind degli esordi di “Dysfunction” e “Tormented”. Purtroppo però l'album soffre di una scarsa attenzione verso le chitarre soliste, il che riduce tanti dei brani (e in particolare i chorus) a semplici note aperte. In aggiunta la tracklist è composta da ben dodici tracce, di cui almeno un paio risultano troppo deboli per meritarsi di essere incluse (mi riferisco a “Caronte” e “Now or Never”). Ciò che suggerisco agli Hellbound in vista del prossimo disco è di includere meno brani (7-8 andrebbero benissimo), dedicando una maggiore attenzione alle rifiniture, all'inserimento di qualche cambio di tempo e, perché no, anche di qualche effetto. Sono sicuro che, attraverso l'uso di alcuni accorgimenti come questi, sapranno fare un salto di qualità tale da meritargli un voto ben maggiore rispetto a quello che trovano qua sotto.


Voto 6,5 / 10

-M














venerdì 18 novembre 2016



Logical Terror - "Ashes of Fate"

Etichetta: DarkTunes Music Group -  Genere: Modern Metal 

Esprimere un parere sull'ultimo disco dei Logical Terror non è cosa semplice. La prima impressione è che i Nostri non facciano altro che prendere in prestito il sound di band quali Mnemic e Soilwork per riprodurlo più o meno fedelmente. Se ci fermassimo qui il giudizio sarebbe molto facile da dare, dato che dipenderebbe dal fatto se l'ascoltatore fosse un amante o meno delle band sopra citate. Eppure oltre a questo c'è molto di più. Ci troviamo innanzitutto davanti a una band con le idee molto chiare su quello che vuol fare e, soprattutto, con le capacità per tramutare le idee in fatti. Forse i metallari della prima ora storceranno il naso nel sentire questo “Ashes of Fate”, un album in cui il Metal non è più Heavy, ma contaminato (se non “invaso”) dalla modernità dell'elettronica, degli effetti, dei suoni campionati, delle voci filtrate. Un metal per molti versi vicino al pop, potenzialmente “consumabile” anche da un pubblico ben più vasto di quello metallaro. Ma è proprio qui che risiede la difficoltà. Occorre infatti (e qui mi ripeto) avere le idee chiare, facendo un'analisi del pubblico target che si vuole raggiungere. Stiamo quasi entrando in un saggio di economia, ma la realtà è proprio questa. I Logical Terror non hanno lasciato nulla al caso. Il loro pop-metal non è banale ma frutto di scelte ben precise, e di questo bisogna dargli un gran merito. Sul fronte musicale pezzi come “The World Was Mine” e la title-track si pongono un gradino sopra gli altri, non soltanto per gli ottimi featuring di Bjorn “Speed” Strid (Soilwork) e di Jon Howard (Threat Signal), quanto per la qualità degli arrangiamenti, delle linee vocali, del “tiro” di certi parti; con “Nowhere To Nowhere” abbiamo la canzone “particolare”, soprattutto per il riff iniziale e la generale struttura del brano che tanto devono a un capolavoro quale “Ghost” dei Mnemic; peccato per “Shattered Crown” e “Another Day Gone” - brani veramente troppo “annacquati” e privi di una vera ossatura – mentre “Sleep Well The Darkest Night” convince a metà per quel suo essere “inno” metal che si perde nei troppi stoppati disseminati qua e là all'interno del brano; bella, bellissima invece “The Long Descent”, la vera perla del disco, quella che ascolti una volta e non lasci più: trasuda qui la voglia di divertirsi dei Logical Terror, in un brano apprezzabile tanto su disco quanto in sede live; concludiamo con “Coming Undone”, un pezzo assolutamente valido grazia alla capacità dei Nostri di dare il massimo respiro a ciascuna parte.
Ripeto: non è facile giudicare questo disco. Ma ritengo che, in un panorama dove tante band cercano di suonare con la maggior tecnica possibile e al bpm più veloce possibile, un disco come “Ashes of Fate” sia una bella boccata d'ossigeno, occasione per sentire qualcosa di piacevole ma non estremamente impegnativo. Ma sono sicuro che anche questa scelta i Logical Terror l'abbiano ben ponderata..


Voto 7,5 / 10

-M




lunedì 7 novembre 2016



The Burning Dogma - "No Shores of Hope"

Etichetta: Sliptrick Records -  Genere: Death Metal 


Dopo essere esorditi nel 2012 con l'EP “Cold Shade Burning”, i bolognesi The Burning Dogma tornano con questo full-length intitolato “No Shores of Hope”. A quattro anni di distanza tanto è cambiato: in primis la firma con l'etichetta Sliptrick Records, ma anche alcuni cambi di line-up, occasione per i Nostri di rivedere la propria immagine. Ora infatti è tutto più fosco e crepuscolare, con il logo e gli abiti diventati piuttosto tetri. La proposta musicale segue quindi la stessa linea, con tredici tracce (di cui sei sono passaggi a cavallo tra lo strumentale e il sinfonico/elettronico) pronte a portarci in un mondo oscuro e desolato. Dopo l'intro “Waves of Solitude” eccoThe Breach”, in cui abbiamo un incipit corposo e dalle tante variazioni, a dimostrazione dell’ottimo feeling tra chitarre e batteria. La voce risulta convincente e capace di passare dal growl allo scream e viceversa senza troppi sforzi. Evocativa la parte finale grazie agli assoli di Maurizio Cremonini, abile nel bilanciare parti veloci ad altre in cui accarezza l’oscurità a suon di melodie; “Skies of Greyè un brano lungo ma gradevole, grazie a un numero minore di variazioni e alla presenza della cantante Debora Ceneri (Revenience) in qualità di ospite; con Feast for Crowsabbiamo invece un episodio poco convincente, sia per l’intro bella ed evocativa stroncata dal cambio di tempo della strofa, che per la linea vocale del chorus non all'altezza; e se Burning Timesnon si sposta molto da quanto sentito nella traccia precedente, ascoltando Hopelessnon si non si avverte la presenza di un'apice emotivo, per il resto troviamo una prima metà cantata in growl (cupo a tal punto da stare sotto al livello delle chitarre, infastidendo l'ascolto) e la seconda in scream; con Nemesis” non è facile avere una visione complessiva del brano, a causa dei troppi riff che lo “affollano”, mentre con la trilogia conclusiva “Dawn Yet to Come” - e in particolare col secondo episodio No Heroes Dawn” - torniamo a pregevoli tinte crepuscolari, rese grazie all'ottima scelta degli effetti di chitarra.
Dopo aver ascoltato “No Shores of Hope” la cosa che rimane più impressa è l'atmosfera plumbea che pervade il disco, dovuta in gran parte al grosso lavoro svolto da chitarre e tastiera. Eppure in tutto questo qualcosa ancora non quadra. La band si dimostra solida, ma non ancora capace di “bucare” lo stereo. Spesso i brani soffrono di drastici cambi di bpm, cosa che rende difficile l'ascolto generale. Intendiamoci, ci troviamo davanti a musicisti che sanno il fatto loro, ma suggerisco loro un lavoro più oculato in questo senso, in modo da dare alle canzoni un “flow” preciso che permetta all'ascoltatore di calarsi al meglio nell'immaginario oscuro ricreato dai Nostri. Sono sicuro che, limato questo dettaglio, i The Burning Dogma potranno facilmente trovare un posto tutto loro nel panorama Death nostrano. 



Voto 7 / 10

-M





lunedì 31 ottobre 2016


 Sotto il Segno del Male: intervista ai Path of Sorrow 


E' da poco uscito il loro primo full-length intitolato "Fearytales", con cui danno prova di un sound dannatamente personale e votato all'oscuro. Signore e Signori, da Genova ecco a voi i Path of Sorrow. 


CIAO RAGAZZI E BENVENUTI SU THE METALLIST! VOLETE RACCONTARCI COM'E' NATA LA VOSTRA BAND? 
Robert: Ciao a tutti i lettori di The Metallist! Prima di rispondere, vorrei presentare la band: io sono Robert e suono il Basso, poi abbiamo Mat alla Voce, Jacopo e Davi alle Chitarre e Attila alla Batteria. a band nasce ufficialmente nel Settembre del 2012, anche se nei mesi antecedenti stavamo già provando in formazione "ridotta". Abbiamo avuto molto affiatamento fin da subito, grazie anche al fatto di esser prima di tutto amici e non solo delle persone che si vedono per provare: questo ha portato, nei mesi successivi, alla nascita di alcuni brani che poi sarebbero entrati a far parte del nostro recente album. Nel 2013 debuttiamo finalmente live, ed il riscontro sul palco e del pubblico è molto positivo, nell'anno successivo continuano i live e registriamo una demo (non ufficiale e mai commercializzata). Verso la fine del 2014 però la band rischia di sciogliersi definitivamente per divergenze di stile, rimanendo così solo Mattia ed io. Abbiamo continuato a credere nel progetto, tanto da riformare la band in poco più di un paio di mesi: si uniscono così ai Path Of Sorrow Attila alla batteria e Jacopo e Davi alle chitarre, tutti con diverse esperienze ed influenze alle spalle, ma pronti a rimettersi in gioco con questo progetto. Nemmeno il tempo di capire come e quando e a Gennaio 2015 abbiamo subito la prima data con la nuova formazione: l'impatto sonoro e visivo sono completamente cambiati, si capiva cosa volevamo fare e come farlo. Quello è stato solo l'inizio, ad oggi abbiamo "portato a casa" tanti bei concerti (con gruppi come Necrodeath, Electrocution, The Vison Bleak, Modern Age Slavery solo per citarne alcuni), diverse trasferte in Italia e all'estero ma sopratutto la realizzazione del nostro primo lavoro in studio “Fearytales”, registrato tra Gennaio ed Aprile qui a Genova nei Blackwave Studio di Fabio Palombi (Nerve, Burn the Ocean) e la firma con la Buil2Kill a Settembre.


QUALI GRUPPI SONO STATI DI ISPIRAZIONE NELLA VOSTRA CARRIERA?
Robert: Siamo profondamente debitori alla scuola svedese del Death Metal. Personalmente, avendo suonato per anni cover dei primi In Flames, il sound ne risente tantissimo. Ma questa non è l'unica influenza, perché non possiamo certo non menzionare gruppi come Hypocrisy, Dark Tranquillity, At The Gates, Dissection e Kreator, Testament e Death Angel per quanto riguarda la nostra parte Thrash. Forse però la cosa più caratteristica dei Path Of Sorrow è proprio che, avendo background diversi, riusciamo a mettere tutto assieme nel nostro "calderone" ottenendo così un nostro suono ed una nostra identità, tenendo sempre a mente le tematiche Horror sia nei testi che nelle atmosfere.

COSA VOLETE ESPRIMERE CON LA VOSTRA MUSICA?
Mat: Domanda difficile. Probabilmente la risposta più sincera che io possa dare è la nostra idea di Death Metal. Come detto in precedenza, noi membri dei Path of Sorrow abbiamo dei background musicali differenti l'uno dall'altro, ma abbiamo deciso di sfogare le nostre differenti vene metal in chiave Death. I nostri pezzi cavalcano sempre tematiche care al genere horror che confezioniamo con growl, scream e riff incalzanti, dando sfogo alla voglia di “oscuro” e “maligno” che alberga più o meno in tutti. Direi che questo è quello che vogliamo esprimere con la nostra musica: male, orrore e crudeltà, la nostra idea di Death Metal.

COSA NE PENSATE DELLA SCENA METAL ITALIANA UNDERGROUND?
Jacopo: Leggevo recentemente online di un dibattito proprio su questo argomento. C'era chi aveva il coraggio di sostenere che ad oggi la scena metal italiana è pressoché sparita. Francamente è un'affermazione che non riesco a concepire: solo a Genova, negli ultimi anni, ho scoperto con molto stupore una serie di band, liguri e non solo, dalle prospettive davvero interessanti. Con questo voglio dire che chi non si rende conto dell'immensa varietà e della grandissima qualità del nostro underground è solamente chi non è interessato a supportarlo, seguendo soltanto le solite band che solcano i palchi da 30 o 40 anni. La scena metal underground non solo è viva, ma è anche in continue espansione ed evoluzione e, per fortuna, c'è ancora chi crede e supporta le band che giorno dopo giorno nascono e creano qualcosa di proprio in un settore in cui è difficile distinguersi.

COMPOSIZIONE DEI BRANI..SALETTA O PC?
Davi: Entrambi. Il più delle volte il pezzo viene composto a casa da uno di noi, tendenzialmente da me o da Jacopo, e presentato agli altri con una struttura ed un arrangiamento provvisori; quindi ci lavoriamo assieme finché non siamo tutti soddisfatti. Non è però raro che il pezzo nasca proprio in saletta, magari da un riff uscito per caso, con il contributo di tutti fin da subito. Personalmente trovo questo sistema di composizione “ibrido” ottimale, perché ci permette di avere varietà nei brani, ma allo stesso tempo coerenza, e senza forzare niente. Per quanto riguarda i testi, sono quasi tutti opera di Mat (cantante), con qualche contributo anche dagli altri.

IN QUESTI GIORNI E' USCITO IL VOSTRO PRIMO FULL-LENGTHFEARYTALES”: QUANTO TEMPO VI E' SERVITO PER COMPORLO?
Davi: Quando il gruppo si è trovato a dover sostituire ben tre dei suoi cinque componenti, a fine 2014, metà circa dei brani che sono poi finiti nell’album erano già stati composti, a partire dalla formazione del gruppo stesso circa due anni prima; per arrangiare quei pezzi e comporre la restante metà abbiamo impiegato grosso modo un anno. A Gennaio di quest’anno siamo entrati in studio, e le registrazioni sono durate un paio di mesi; poi ci siamo messi da parte e abbiamo lasciato che le sapienti mani e orecchie di Fabio Palombi (Blackwave Studio) facessero la loro magia.

SIETE SODDISFATTI DEL RISULTATO OTTENUTO?
Jacopo: Direi di si, siamo pienamente soddisfatti del risultato ottenuto. Sapevamo che ad affidare il lavoro nelle mani esperte di Fabio Palombi c'era da stare tranquilli, ma quando abbiamo ascoltato per la prima volta il lavoro finito siamo rimasti piacevolmente sorpresi. È ovvio che, grazie a questa esperienza, abbiamo anche imparato molte cose e a crescere non solo come individui, ma come gruppo; crescita che, soprattutto per chi ci segue da sempre, è uno degli aspetti più sentiti e trasmessi dal nostro album.

AVETE DELLA DATE IN PROGRAMMA?
Attila: Al momento abbiamo confermata la data del 18 Novembre al Traffic Live di Roma, per l'ottava edizione dell'Hardsounds Festival, dove avremmo il piacere di suonare coi Lectern, i Demiurgon ed i Logic Of Denial, e di rivedere i nostri amici Electrucution, con cui abbiamo fatto una data qui a Genova l'anno scorso. Ne abbiamo poi una decina da confermare per il 2017, sia in Italia che anche al di fuori della penisola: diciamo che ci si vedrà spesso in giro!

QUALI SONO I VOSTRI PROGETTI FUTURI?
Attila: I nostri progetti, o per meglio dire obiettivi, sono tanti (come ogni band del nostro livello). Ma ce n'è uno solo che rimarrà sempre fondamentale per noi, ed è quello di fare musica, che piaccia sì al pubblico ma che piaccia prima di tutto a noi, perché non riusciamo mai ad accontentarci e non riusciremmo mai a suonare qualcosa "tanto per fare". Non guardiamo mai troppo in là nel futuro, cerchiamo di fare piccoli passi volta per volta ma fatti con criterio, in modo da dar ancora più valore ed importanza ai traguardi che raggiungiamo.

COSA VOLETE DIRE PER SALUTARE I VISITATORI DI THE METALLIST?
Mat: Per salutare i lettori voglio ribadire un concetto trito e ritrito ma sempre efficace e meritevole di essere ripetuto: supportate l'underground della vostra zona! La scena Italiana è viva e gode di ottima salute al di sopra del palco ma è al di sotto che si deve scatenare davvero, perciò correte a mettere a ferro e fuoco i locali della vostra zona ogni volta che se ne presenta l'opportunità! Grazie a tutti i lettori e grazie a The Metallist per lo spazio che ci avete concesso!





giovedì 27 ottobre 2016


Heller Schein - "Sonic Clash Warning"

Etichetta: Autoprodotto -  Genere: N.d. 

Mettiamo subito le cose in chiaro: non è facile ascoltare questo disco degli Heller Schein. In primis perché la band bolognese rifiuta qualsiasi classificazione e fa di tutto per rimanere fuori dai ranghi. A ciò contribuisce la moltitudine di generi musicali a cui fanno riferimento, dal grunge al progressive rock, dal metal di stampo classico alla musica d’autore. Risulta quindi inutile (se non insensato) catalogare la loro proposta, molto meglio quindi concentrarsi sull'analisi dei brani. “Ascension” è uno degli inizi più ardui che ci si poteva aspettare, una canzone strana e straniante, costruita appunto per uscire dai canoni e priva addirittura di un vero e proprio chorus. La sensazione è che i Nostri si vogliano burlare dell’ascoltatore, sorprendendolo con molteplici interruzioni poste qua e là nel brano. L’ascolto non è semplice, complice il sound allucinato di chitarra e voce (quest'ultima “particolare” a tal punto da risultare quasi fastidiosa); “Karma” è il suo gemello ritmato e razionale, di cui sottolineiamo la seconda metà canzone che tanto ricorda (sia nella voce che nelle chitarre) l’eclettismo dei Pain of Salvation di “Remedy Lane”; con “Grand Father Song” la band mostra invece il suo lato più emotivo, in un pezzo lineare ma accorato; “Twisted Joker” è tra i brani più convincenti, eclettico ma al tempo stesso potente; la title-track è composta piuttosto bene, incentrata su un riff potente intorno al quale orbitano momenti di varia intensità. Bella la scelta di nominare il titolo del brano (oltreché del disco) soltanto nel finale, come in una sorta di esplosione catartica; “Watching Through My Head A Baby” mostra ancora una volta il lato più intimista della band, a cavallo tra rock progressivo e grunge, mentre la conclusiva “Viky’s Legacy” è composta da vari momenti inframezzati da un riff potente di stampo maideniano. 
Al di là di questo approccio colto alla musica, risulta però difficile comprendere l'essenza profonda di questa musica. L'impressione è che la band sia più concentrata nel rendere le canzoni le più ermetiche possibili, piuttosto che "metabolizzarne" la complessità per giungere a comunicare qualcosa all'ascoltatore. L'eclettismo di questi ragazzi è innegabile, ma se non lo si rende comprensibile (e quindi apprezzabile agli altri) rimane fine a sé stesso. 


Voto 6,5 / 10 

-M 












lunedì 24 ottobre 2016


Path Of Sorrow - "Fearytales"

Etichetta: Buil2Kill Records -  Genere: Death Metal 


Fearytales” è il primo full-length dei genovesi Path Of Sorrow ed è, lasciatemelo dire, un'album coi fiocchi. Un disco composto da musicisti maturi, da una band che ha già fatto il giro di boa e che presenta i primi tratti di un sound personale.
Il mondo in cui ci fa entrare la band è nero, nero come la pece. Non di quel nero che il black metal ama tanto sfoggiare con simboli e provocazioni, ma un nero interiore e malefico. Questa atmosfera ci avvolge già dall'intro “Into The Path” e prosegue con “Under The Mark Of Evil”, brano sostenuto da buoni riff e da linee vocali piuttosto varie (forse il chorus avrebbe potuto essere più importante - magari allungato con note aperte e lunghi growl a conferire maggior atmosfera - ma questa versione è già di ottima fattura); “Survive The Dead” è uno degli episodi più riusciti, una lenta narrazione oscura grazie al mid-tempo che pervade per gran parte del brano. Inoltre l'assolo risulta azzeccato e carico di pathos, dimostrazione che il buon gusto - e non l'eccessiva tecnica – serve per comporre un vero assolo; “Martyrs Of Hell” ci tiene sospesi in un'atmosfera magica, grazie all'arpeggio evocativo e la voce ben calata nella parte. Tutto è ben bilanciato (la strofa arrembante, l'assolo post-chorus, la progressione che porta al finale) e, sebbene il pezzo sia un pò troppo lungo, risulta comunque godibile; “..Where The Nothing Gathers” è il picco compositivo dell'album, brano da ascoltare e riascoltare. Il sound è quello dei primi Dark Tranquillity, con un lavoro importante delle chitarre a macinare riff su riff. La canzone è oscura e pesante, elementi ormai diventati il vero marchio di fabbrica della band; “The Crawling Chaos” è lunga, ma dotata di una grande varietà di riff capaci di tenere alta l'attenzione; “Sea Of Blood (The March Of Morrigan)” è forse l'unico passo falso, un brano dalle dinamiche confuse, mentre la conclusiva “This Is The Entrance” non raggiunge grandi picchi compositivi, ma porta comunque a termine l'ascolto del disco in maniera efficace.
A mio avviso l'unica pecca è la resa di alcuni suoni in studio, soprattutto per quel che riguarda il rullante (tenuto troppo nascosto) e del basso (impalpabile). Al di là di questo ci troviamo davanti a una band di ottimo livello, che non potrà che ritagliarsi uno spazio del tutto personale nel Metal italiano. Bravi.


Voto 8 / 10

-M





martedì 18 ottobre 2016


 Innarrestabile Potenza: intervista agli Amassado 


Con il recente "Disordem Ao Vivo" gli Amassado si sono dimostrati una band in piena salute. Parliamo di questo e molto altro col chitarrista X-COC, che ci da alcune notizie in anteprima che non potranno che fare felici gli appassionati della band italo-brasiliana.   


CIAO X-COC, UN BENVENUTO A TE E AGLI AMASSADO! COMINCEREI COL FARE UN TUFFO NEL PASSATO E CHIEDERTI COME E' NATA LA BAND? 

Gli Amassado nascono nel 2008 quando tramite amici in comune ho conosciuto Suron (cantante) che si era da poco trasferito dal Brasile qui in Italia. Dopo una breve chiacchierata abbiamo riscontrato una passione reciproca per la cultura latino-americana e la musica metal. In quel periodo avevo appena scritto alcuni brani che successivamente sono stati inseriti nel nostro primo album “Coracao Enterrado” e gli ho proposto di scrivere le lyrics con l’obbiettivo di mantenere le radici della sua cultura brasiliana sia nella lingua che nelle tematiche. Direi che è stato un ottimo sodalizio! 
DIREI PROPRIO DI SI'! SIETE QUINDI SODDISFATTI DEI RISULTATI OTTENUTI FINO AD ORA? 
Siamo una band che cerca sempre di guardare avanti e delle proprie esperienze fa bottino per migliorare sotto tutti i punti di vista. Chiaramente si può e si deve fare di più, però finora dopo 2 album, 1 ep, 1 album live, alcuni tour e diverse date anche supportando band importanti diciamo che il bilancio è positivo. 
COSA NE PENSATE DELLA SCENA METAL UNDERGROUND ATTUALE? 
Nell’underground attuale ci sono veramente tanti gruppi che spaccano, composti da musicisti molto preparati. Suonando in giro abbiamo avuto la fortuna di condividere il palco con band veramente notevoli che meriterebbero molta più visibilità. Purtroppo questo paese non dà la possibilità di emergere, c'è veramente poco mercato e a parte realtà come la tua, altre webzine e radio che si sbattono per promuovere questo genere, c'è il nulla. Io sono dell’idea che la miglior promozione per una band sia il live, che rimane oggi probabilmente l’unica fonte per vendere i propri dischi, ma anche qui la situazione è abbastanza drammatica. E’ un vero peccato perché ripeto che abbiamo ottime band che non hanno niente da invidiare a quelle estere. 
COME AVVIENE IL VOSTRO PROCESSO DI COMPOSIZIONE.. SALETTA O COMPUTER? 
Le idee partono davanti al computer. Io sono il principale compositore mentre Suron per ovvie ragioni scrive i testi. Dopo aver registrato una sorta di pre-produzione passiamo alla fase di arrangiamento in sala prove. Ci piace molto lavorare insieme in questa fase dove curiamo ogni piccolo dettaglio cercando soluzioni non banali e scontate per dare una struttura e un identità ben precisa alle nostre composizioni. Una volta che il pezzo è ritenuto completo, registriamo la parte musicale e dopo che Suron ha fatto il testo registriamo le parti vocali. 
VENIAMO ORA AL LIVE ALBUM “DISORDEM AO VIVO” E AL CONCERTO CHE AVETE FATTO INSIEME AI BRUJERIA. COM'E' STATA L'ESPERIENZA DI SUONARE INSIEME A LORO? 
Dopo 2 album e un ep volevamo fare qualcosa di diverso dal solito e il live album era un idea a cui stavamo pensando da tempo. Quando ci hanno confermato la data insieme ai Brujeria al Titty Twister di Parma, abbiamo colto la palla al balzo e abbiamo deciso di registrarlo in quell’occasione. Nei giorni successivi al concerto con le tracce in mano siamo andati all'AUDIOCORE STUDIO di Fontevivo in provincia di Parma per la fase di mixing e mastering e devo dire che siamo rimasti molto soddisfatti del risultato ottenuto. Suonare con i Brujeria è stata veramente una grande emozione, anche perché per noi insieme agli Asesino e Sepultura sono stati una grossa fonte di ispirazione. Inoltre ti ritrovi a condividere il palco con mostri sacri della scena estrema come Jeff Walker e Shane Embury. Ne ho approfittato per farmi autografare i cd dei Carcass e Napalm Death…Che dire, un’esperienza fantastica!!!!! 
NEL DISCO SONO PRESENTI TRE BRANI NUOVI E AL TEMPO STESSO L'ULTIMA FATICA IN STUDIO “INFANCIA ARMADA” RISALE A TRE ANNI FA..STATE LAVORANDO A QUALCOSA DI NUOVO? 
Si esattamente! In studio abbiamo fatto la cernita delle tracce per il live e ne abbiamo individuate 7. Volevamo fare un disco completo quindi abbiamo deciso di inserire 3 brani inediti che avevamo già completi e pronti per essere registrati. Come ti dicevo precedentemente siamo una band che non guarda indietro e cerca sempre di rimboccarsi le maniche e andare avanti. Abbiamo già pronti un paio di nuovi brani e diverse idee in cantiere per il nuovo album. 
BEH, UNA BELLA NOTIZIA PER I VOSTRI FANS! TRA LE NUOVE CANZONI “CIRCO DOS AMASSADO” E “CINICA UMANIDADE” MI HANNO COLPITO PER IL LORO IMPATTO ANCOR PIU' ESTREMO RISPETTO AL PASSATO. QUESTO E' IL NUOVO SOUND E' IL NUOVO SOUND CHE DOBBIAMO ASPETTARCI IN FUTURO DALLA BAND? 
In questi tre pezzi abbiamo cercato di rendere il nostro sound più personale estremizzando la nostra matrice grind-hardcore alternandola a parti molto "groovose". Le strutture sono un pelo più semplici rispetto al disco precedente ma sempre di forte impatto e immediate. E’ stata una naturale evoluzione anche perché siamo una band che cerca di non seguire le mode, che non si mette limiti e ama sperimentare nuove soluzioni. Suoniamo semplicemente quello che ci piace. 
AVETE NUOVE DATE IN PROGRAMMA? 
Sì abbiamo diverse date per questo inverno sparse per l’Italia e siamo in contatto con alcuni booking per organizzare un tour all’estero. Faremo di tutto per suonare ovunque e il più possibile perché la dimensione live è quella che prediligiamo! I nostri concerti sono un’esplosione di potenza e adrenalina. 
COSA VOLETE DIRE PER SALUTARE I VISITATORI DI THE METALLIST?
Ti volevamo ringraziare per l’intervista e per averci concesso questo spazio. Per news e concerti potete visitare la nostra pagina di Facebook www.facebook.com/amassadocrew oppure il Twitter www.twitter.com/amassadocrewCorna sempre alte e supportiamo la scena!!! 




domenica 16 ottobre 2016


Obliterated - "Fragments of Infinity" (EP) 

Etichetta: Autoprodotto -  Genere: Thrash/Death Metal 


Fragments of Infinity” è il secondo EP dei pesaresi Obliterated, giunto a tre anni di distanza dall'EP d'esordio “The Dreadful Meaning of Being”. Il sound della band viene definito come Progressive Thrash, ma in realtà viaggia molto più sulle coordinate di un Thrash coadiuvato da una voce Death. Dopo alcuni ascolti è evidente come le quattro canzoni del disco non brillino di luce propria: “Creator of Void” è un brano che dura sì dodici minuti, ma in cui i veri riff risultano essere tre o quattro..un po' poco per una canzone che, data la durata, dovrebbe esprimere idee a non finire e, soprattutto, un filo conduttore che qui sembra mancare; con “Ouroboros” si tenta di risollevare il livello generale, grazie a una prima parte dotata di buon ritmo ed unisono tra chitarre e batteria ed una seconda parte che mostra idee interessanti di matrice prog; “The Shores of Chaos” risulta essere un brano solido anche se non trascendentale, con una manciata di riff che ricordano i primi Dark Tranquillity; abbiamo anche un quarto brano, “Wings of Macrocosm”, ma che in fondo non mi ha trasmesso granché, forse complice la mancanza di un filo conduttore come è accaduto per il primo pezzo.
Purtroppo “Fragments of Infinity” risulta essere la prova incolore di una band che cerca ancora la propria strada prendendo vari spunti dallo Swedish Death, dai Metallica di “Kill'Em All” e dai primi At The Gates senza trovare grande ispirazione. Il tutto non certo supportato dalla voce, piatta fino all'inverosimile, e né tantomeno dalla produzione, che ha reso il suono sgranato e confuso. Mi duole dirlo, ma per questi ragazzi c'è ancora tanto lavoro da fare.



Voto 5,5 / 10

-M






mercoledì 12 ottobre 2016


Amassado - "Disordem Ao Vivo

Etichetta: LC Sound -  Genere: Groove / Grindcore



"Disordem Ao Vivo" è il live album degli italo-brasiliani Amassado, band che si è già fatta un certo nome nell'underground e che nell'occasione celebra uno dei momenti più importanti della propria carriera, vale a dire il concerto come supporting act dei Brujeria tenutosi nell'Agosto 2015 al Titty Twister di Parma. Dieci le tracce in questione, con la band che attinge a piene mani dai full-length "Coracao Enterrado" e "Infância Armada" piuttosto che dall'EP "Escravidao Subliminal", impreziosendo il tutto con tre brani inediti. Si parte forte con "Mala De Osso", uno dei cavalli di battaglia della band, che mette subito in chiaro come durante il concerto ci saranno tonnellate di groove senza respiro; "Garganta Cortada" risulta trascinante per la forza con cui il cantante Suron Caspar riesce ad aizzare il pubblico; altro pezzo convincente è "Forme Canibal", per la strofa stile Sepultura e la massacrante sezione ritmica della batteria, mentre con "Ali Tem A Saida" sono le chitarre furiose di X-Coc a mettersi in risalto. Tra gli inediti risultano particolarmente riuscite "Circo Dos Amassado" e "Cinica Umanidade", che ci mostrano una band in piena salute e intenzionata a volgersi verso un sound ancor più brutale rispetto a quanto fatto fino ad ora.
Apprezzabile quindi questo disco, che ci consegna una band capace di scaricare sul pubblico colate di rabbia come pochi sono capaci di fare.

Voto 7,5 / 10 

-M