Final Solution - "Through The Looking Glass"
Etichetta: Logic(il)logic Records - Genere: Melodic Metal
“Through
The Looking Glass” è l'album di debutto dei bresciani Final
Solution, fautori di un metal a cavallo tra heavy e progressive. A
livello tematico il disco è descritto come “un viaggio dentro la
coscienza umana”, ossia il dualismo tra Bene e Male che è in
ognuno di noi. Tale dualismo viene ben rappresentato dall'intro
“Awakening”, realizzata da Simone Solla (Embryo), in cui
lampi di effetti segnano la battaglia tra gli opposti;
“Sick Of You” è un pezzo dotato di un bel riff iniziale
ma che presto si adagia su ritmiche anonime. Forti sono gli echi dei
Judas Priest del periodo “Jugulator”, con il cantante Mario
Manenti la cui voce si assomiglia non poco a quella di Tim “Ripper”
Owens, ma comunque capace di una prova convincente;
“Demon Inside” mostra le influenze prog del gruppo,
sebbene queste siano messe in pratica in maniera un pò confusa soprattutto nel
primo minuto di canzone (suonare prog non significa
cambiare ritmo di batteria ogni due secondi sotto lo stesso giro di
chitarra); “Empty Walls” è tra le canzoni più
convincenti del lotto per la sua solidità, esempio della strada che
la band dovrebbe percorrere in futuro; “The Show Is On”
è un'altro pezzo dalle tinte prog, oscuro, che a tratti ricorda gli
Evergrey. Da segnalare validi passaggi come l'incipit, nonché
l'ottima prova del cantante, a mio avviso vera colonna portante della
band; dopo l'intermezzo “(R)Evolution”, che porta un'istante di calma e riflessione, abbiamo le conclusive “Dogs
Of War” e “Grey”, per le quali vale lo stesso
discorso fatto per “Empty Walls”:
quando la band si dedica alla sostanza e non agli orpelli è
capace di un metal solido e chiaro in quel che vuole esprimere.
Questo è il punto che sta alla base del giudizio dei Final Solution, una band che necessità ancora di un pò di tempo per trovare la quadratura del cerchio. La
sensazione infatti è che “Melodic Metal” sia nel loro caso un'etichetta
che voglia dire tutto e nulla, dato che troppo spesso – anche nello
stesso brano - la band passa da momenti prog ad altri al limite col
death, fino a scivolare in chorus dalle ritmiche estremamente
semplici. Qualche perplessità anche a livello tematico, con la
lotta tra Bene e Male e il romanzo “Ritratto di Dorian Gray” fin troppo utilizzati (se non abusati) nella musica.
La produzione del disco si attesta su livelli discreti: buona la resa
di voce e chitarre, ma il suono di cassa e tom risultano fastidiosi,
mentre il basso compare e scompare, come se il suo ruolo nel disco non
sia stato ben definito. Insomma, una band da rivedere alla prossima
release, ma che ha un potenziale tutto da esplorare.
Voto
7 / 10
-M