The Burning Dogma - "No Shores of Hope"
Etichetta: Sliptrick Records - Genere: Death Metal
Dopo
essere esorditi nel 2012 con l'EP “Cold Shade Burning”, i
bolognesi The Burning Dogma tornano con questo full-length intitolato
“No Shores of Hope”. A quattro anni di distanza tanto è
cambiato: in primis la firma con l'etichetta Sliptrick Records, ma
anche alcuni cambi di line-up, occasione per i Nostri di rivedere
la propria immagine. Ora infatti
è tutto
più fosco e
crepuscolare, con
il
logo
e gli abiti diventati
piuttosto
tetri.
La proposta musicale segue quindi la stessa linea, con
tredici tracce (di cui sei sono passaggi a cavallo tra lo strumentale
e il sinfonico/elettronico) pronte a portarci
in un mondo
oscuro e desolato.
Dopo
l'intro “Waves
of Solitude” ecco
“The
Breach”,
in cui abbiamo un incipit corposo e dalle tante variazioni, a
dimostrazione dell’ottimo feeling tra chitarre e batteria. La voce risulta convincente e capace di passare dal growl allo scream e
viceversa senza troppi sforzi. Evocativa la parte finale grazie agli assoli di Maurizio Cremonini, abile nel bilanciare parti veloci ad
altre in cui accarezza l’oscurità a suon di melodie;
“Skies
of Grey”
è
un brano lungo ma gradevole, grazie a un numero minore di variazioni
e alla presenza della cantante Debora Ceneri (Revenience) in qualità di ospite;
con
“Feast
for Crows”
abbiamo
invece un episodio poco
convincente, sia per l’intro bella ed evocativa stroncata dal
cambio di tempo della strofa, che per la linea vocale del chorus non
all'altezza; e se “Burning
Times”
non
si sposta molto da quanto sentito nella traccia precedente, ascoltando
“Hopeless”
non
si non si avverte la presenza di un'apice emotivo, per il resto
troviamo una prima metà cantata in growl (cupo a tal punto da stare
sotto al livello delle chitarre, infastidendo l'ascolto) e la seconda
in scream; con
“Nemesis”
non è facile avere una visione complessiva del brano, a causa dei
troppi riff che lo “affollano”, mentre con la trilogia conclusiva
“Dawn
Yet
to Come”
- e in particolare col secondo episodio “No
Heroes Dawn”
- torniamo a pregevoli
tinte crepuscolari, rese grazie all'ottima scelta degli effetti di
chitarra.
Dopo
aver ascoltato “No Shores of Hope” la cosa che rimane più
impressa è l'atmosfera plumbea che pervade il disco, dovuta in gran parte al grosso lavoro svolto da chitarre e tastiera. Eppure in tutto questo qualcosa ancora
non quadra. La band si dimostra sì
solida,
ma non ancora capace
di “bucare” lo stereo. Spesso
i brani soffrono di drastici cambi di bpm, cosa che rende
difficile l'ascolto generale. Intendiamoci, ci troviamo davanti a
musicisti che sanno il fatto loro, ma suggerisco loro un lavoro più
oculato in questo senso, in modo da dare alle canzoni un “flow” preciso che permetta all'ascoltatore di calarsi al meglio
nell'immaginario oscuro ricreato dai Nostri. Sono sicuro che, limato
questo dettaglio, i The Burning Dogma potranno facilmente trovare
un posto tutto loro nel panorama Death nostrano.
Voto 7 / 10
-M
Facebook: https://www.facebook.com/theburningdogma
Twitter: https://twitter.com/theburningdogma
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