lunedì 26 settembre 2016


Final Solution - "Through The Looking Glass


Etichetta: Logic(il)logic Records -  Genere: Melodic Metal



Through The Looking Glass” è l'album di debutto dei bresciani Final Solution, fautori di un metal a cavallo tra heavy e progressive. A livello tematico il disco è descritto come “un viaggio dentro la coscienza umana”, ossia il dualismo tra Bene e Male che è in ognuno di noi. Tale dualismo viene ben rappresentato dall'intro “Awakening”, realizzata da Simone Solla (Embryo), in cui lampi di effetti segnano la battaglia tra gli opposti; “Sick Of You” è un pezzo dotato di un bel riff iniziale ma che presto si adagia su ritmiche anonime. Forti sono gli echi dei Judas Priest del periodo “Jugulator”, con il cantante Mario Manenti la cui voce si assomiglia non poco a quella di Tim “Ripper” Owens, ma comunque capace di una prova convincente; “Demon Inside” mostra le influenze prog del gruppo, sebbene queste siano messe in pratica in maniera un pò confusa soprattutto nel primo minuto di canzone (suonare prog non significa cambiare ritmo di batteria ogni due secondi sotto lo stesso giro di chitarra); “Empty Walls” è tra le canzoni più convincenti del lotto per la sua solidità, esempio della strada che la band dovrebbe percorrere in futuro; “The Show Is On” è un'altro pezzo dalle tinte prog, oscuro, che a tratti ricorda gli Evergrey. Da segnalare validi passaggi come l'incipit, nonché l'ottima prova del cantante, a mio avviso vera colonna portante della band; dopo l'intermezzo “(R)Evolution”, che porta un'istante di calma e riflessione, abbiamo le conclusive “Dogs Of War” e “Grey”, per le quali vale lo stesso discorso fatto per “Empty Walls”: quando la band si dedica alla sostanza e non agli orpelli è capace di un metal solido e chiaro in quel che vuole esprimere. Questo è il punto che sta alla base del giudizio dei Final Solution, una band che necessità ancora di un pò di tempo per trovare la quadratura del cerchio. La sensazione infatti è che “Melodic Metal” sia nel loro caso un'etichetta che voglia dire tutto e nulla, dato che troppo spesso – anche nello stesso brano - la band passa da momenti prog ad altri al limite col death, fino a scivolare in chorus dalle ritmiche estremamente semplici. Qualche perplessità anche a livello tematico, con la lotta tra Bene e Male e il romanzo “Ritratto di Dorian Gray” fin troppo utilizzati (se non abusati) nella musica. La produzione del disco si attesta su livelli discreti: buona la resa di voce e chitarre, ma il suono di cassa e tom risultano fastidiosi, mentre il basso compare e scompare, come se il suo ruolo nel disco non sia stato ben definito. Insomma, una band da rivedere alla prossima release, ma che ha un potenziale tutto da esplorare.


Voto 7 / 10

-M






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