domenica 21 agosto 2016



Nekhen - "Entering The Gate Of The Western Horizon" (EP) 

Etichetta: Autoprodotto -  Genere: Kemetic Metal 


Ci sono musiche che varcano ogni confine. Prendono il meglio dai vari generi e mirano a raccontare il Tutto. Chi compone queste musiche deve compiere un lavoro attento, da vero studioso, sapendo che la superficie non conta nulla e che ogni secondo di musica può trascinare l'ascoltatore in un viaggio incredibile. Ebbene, "Entering The Gate Of The Western Horizon" è tutto questo e molto di più. Chi l'ha composto è Nekhen, progetto che risponde al nome di Seth Peribsen (riferimento al misterioso faraone della II dinastia egizia, misterioso perché di lui non si ha traccia in alcun documento ma solo in sigilli e frammenti di vasellame). Nekhen ha compiuto infatti un'interpretazione sonora del libro dell'Amduat (libro che fa parte di quei testi religiosi dell'antico Egitto destinati ad accompagnare il defunto nel suo viaggio nell'oltretomba per consentirgli di "vivere" ancora nel mondo ultraterreno) così come rappresentato nella tomba KV34, localizzata a Luxor e dedicata al faraone Thutmose III. Il disco è in realtà un'unico pezzo composto di dodici tracce (interamente strumentali), così come di dodici parti è composto l'Amduat, che racconta il viaggio notturno del Dio del sole Ra in "ciò che è nell'aldilà". Questo viaggio viene raccontato musicalmente attraverso elementi doom, black, ma anche con strumenti acustici ed etnici. Vastissime sono quindi le conoscenze storiche e musicali di Nekhen che, ricordiamo, ha concepito, composto, suonato e registrato autonomamente il lavoro (oltre ad essersi occupato dell'artwork). 
Iniziamo quindi con "Waters Of Ra", in cui un giro suonato con strumenti etnici ci porta a sorvolare sull'Egitto del misticismo; in "Baw Of The Duat" lo stesso giro viene rielaborato prima con la chitarra e poi con un basso dal suono altamente ricercato, come a sottolineare l'ingresso di Ra nell'aldilà; in "Water Of The Unique Master, Which Brings Forth Offerings" la melodia di chitarra esprime un andamento ondulatorio (se non "acquatico"), mentre l'onnipresente giro di basso apre l'abisso della dimenticanza, voragine in cui Ra pare cadere progressivamente; se "With Living Forms"si fa apprezzare per i suoi ritmi tribali, "West" fa altrettanto con un'inizio cinematografico di rara bellezza (da notare l'elevata qualità degli effetti utilizzati) e uno sviluppo quasi black metal. "The Depths, Waterhole Of Those Of The Duat" viene introdotta da un'arpeggio squillante e ricercato, seguito da "picchi" di chitarra che ricordano certi passaggi dei Death di "The Sound Of Perseverance": questo brano è cruciale quanto la sesta parte dell'Amduat, dove l'anima di Ra si riunisce col proprio corpo e il sole comincia la propria rigenerazione; con "Mysterious Cavern" ritorna il giro di basso, profondo quanto la caverna in cui ci siamo addentrati, al cui interno si odono lamenti lontani che presagiscono quanto accade nel brano successivo, "Sarchopagus Of Her Gods", in cui l'apertura del sarcofago coincide con lo scatenarsi degli strumenti in tutta la loro imponenza; e se con "With Images Flowing Forth" abbiamo un'incidere costante che non è altro che la dipartita del Dio Sole dal luogo in cui si trovava, con "With Deep Water And High Banks" abbiamo un'episodio decisivo, aperto da un sospiro che inaugura il processo di rigenerazione del Dio Sole attraverso l'immersione nelle acque, sottolineato da una continua progressione musicale; in "Mouth Of The Cavern Which Examines The Corpses" assistiamo a urla di dannati, ingoiati dalla bocca di una caverna (forse la stessa da cui Ra tenta di fuggire?) e da una fuga perfettamente sottolineata da percussioni tribali. Il tutto si chiude con "With Emerging Darkness And Appearing Births", in cui colpi sferzanti annunciano l'arrivo delle tenebre e poco a poco le note sempre più "luminose" della chitarra ci raccontano di una nuova nascita, momento in cui Ra entra nell'orizzonte orientale pronto a risorgere ancora come il Sole di un giorno nuovo. 

E' innegabile che qui ci troviamo davanti a un lavoro di non facile assimilazione, ma stiamo parlando di un disco di livello assoluto, dove nulla è lasciato al caso, dove persino i titoli dei brani si portano con sé un bagaglio descrittivo che (questo è il bello) viene perfettamente realizzato a livello musicale. Per non parlare di certi riff, riutilizzati non per mero sfoggio di ciò che si è già creato, ma per aprire porte di stanze rimaste misteriosamente chiuse fino a quel momento. Se anche voi volete farvi condurre in questo viaggio, non vi resta che ascoltare questo disco sorprendente. 


Voto 8,5 / 10 

-M 














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